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Antico borgo di Ortezzano (Fermo) 1 Luglio 1928. Teresa Giulietti da’ a Francesco Savini l’ultimo dei quattro figli della coppia, Marcello. Il piccolo cresce con una personalità forte e libera e, inconsapevolmente è già attratto dall’arte, una passione ed un talento forse in parte ereditati dal padre, modellista di calzature e, in gioventù, anche caricaturista. In paese, la piccola bottega di uno scultore del legno diventa la seconda casa di Marcello; qui vi trascorre lunghi pomeriggi affascinato da quell’operare sapiente che da forma alla materia.
Sedici anni più tardi il giovane Savini fiero e ribelle, si scontra con la volontà paterna, che vorrebbe legare l’unico figlio maschio alla famiglia e al territorio marchigiano, per inseguire il sogno del mestiere del figurinista. Prevale la decisione di partire alla volta di Milano, città della moda per eccellenza con pochi soldi in tasca e la prospettiva affascinante e drammatica di affrontare solo il mondo, cercando la propria strada. Savini frequenta la scuola per modellista, si iscrive alla Scuola di recitazione dei Filodrammatici, si cimenta nella poesia, esordisce nella prosa e nel mondo del teatro e dello spettacolo ottenendo ruoli di comparsa e parti di attore.
Lavora e studia instancabilmente tanto che in breve tempo i più importanti atelier di alta moda milanesi se lo contendono per disegnare le loro collezioni. Nonostante i brillanti risultati, non è nella veste di stilista che egli sente di potersi esprimere in maniera totale ed autentica. Dalle sue mani, così abili nel disegnare modelli, confesserà: “uscivano silhouettes femminili e nudi artistici che però non riuscivo a vestire”.
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L’arte lo pervade a tal punto che trova tempo per questa indomabile passione tra impegni professionali e mondani ormai sempre più incalzanti. Espone il distillato delle sue prime espressioni artistiche nel campo del figurativo al Circolo degli Artisti e alla Sala del Disegno di via Brera a Milano (1958), e progressivamente si dedica sempre più allo studio dell’arte e alla frequentazione di cenacoli artistici europei. L’arte diventa una scelta radicale di vita con la consapevolezza crescente che è necessario andare sulle tracce dei grandi artisti, calarsi nella realtà che li ha ispirati. A più riprese interrompe la creazione di moda per concedersi pause che lo portino a studiare il gesto artistico e gustare la materia, il colore, le forme dell’arte consacrata dalla storia. più dettagli -
Molte le capitali in cui Marcello Savini soggiorna negli anni a seguire: Monaco, Colonia, Vienna, Amsterdam, New York. Ma tra tutte un rapporto speciale e privilegiato egli lo intrattiene con Atene, la città che riuscirà con i suoi tesori di un fastoso passato a legarlo a sé per cinque, intensissimi anni.
“In Grecia tutto mi appare sempre come un sogno bellissimo -
Nascono le opere mature, raffinate elaborazioni di una tecnica profondamente originale, capace di parlare un linguaggio universale sui grandi temi dell’esistenza umana. I soggetti sono spesso figure colte nell’istante fuggevole dell’abbandono serale, del risveglio al mattino, e del sacro, del raccogliersi in preghiera; tema importante è anche quello del lavoro dell’uomo con cui torna a visitare i luoghi dell’impegno, della fatica conosciuti nella sua gioventù e universalizzati a rappresentare la condizione dell’essere umano, donna e uomo: le ‘Bagnanti’, le ‘Armonie’, i ‘Lavoratori dei campì, i ‘Fabbri’, le ‘Filatrici’, le ‘Spigolatrici, ‘Sirtaki’, ‘Il negozio del lanterniere’, ‘Interno di chiesa ortodossa’, ‘Devozione’, la ‘Bambina in preghiera davanti al Crocifisso, per citarne alcuni. Molte le esposizioni collettive e personali. Nel 1965 riceve il Primo Premio del Ministero della Pubblica Istruzione per l’opera Amore e Dolore.
La gamma delle risorse espressive di Marcello Savini si amplia con l’approccio alla scultura e a questo nuovo amore si dedica con eguale passione e serietà. Si pone sotto l'egida del maestro Kostantopoulos Rientrato da Atene, dopo il colpo di stato militare del 1969, si stabilisce a Roma e poi in seguito a Milano. Il linguaggio espressivo si trasforma, riflesso dell’incessante dialogo interiore tra la visione del mondo dell’ artista e il suo continuo svolgimento psicologico. Nelle dinamiche della dimensione interiore emergono con potenza energie e volumi, la figura acquista materia e vigore fisico nelle forme complesse ed armoniose dei bronzi, da Solidarietà ai Lottatori, dal Dolore a Paolo e Francesca con la quale vince il primo premio per la scultura alla Quadriennale d’Europa del 1970.
Artista ma anche uomo impegnato, partecipa attivamente alla vita culturale dei paesi dove ha modo di soggiornare. Significativo il monumento eretto in ricordo ai Caduti di tutte le guerre, il ‘Fiore’, tra le pochissime opere astratte dell’artista e che richiama, in un contesto ancora ricco di memorie, l’attenzione contro la logica della guerra già espressa con l’opera ‘Amore e dolore’ del 1965.
Un tema questo che ritorna più volte nel corso della produzione di Marcello Savini e che lo vedrà impegnato negli anni’80 come membro della giuria di alcune edizioni del premio Poesia e Pace organizzato dalla rivista Artecultura di G. Martucci. In quegli anni sono molti i riconoscimenti ricevuti. Numerosi gli inviti a eventi culturali o in veste di giurato a premiazioni artistiche.
Savini partecipa a tutto tondo a fermenti culturali dei suoi anni. Conoscitore dei Paesi della ex jugoslavi e della Croazia in particolare, in seguito ai numerosi viaggi compiuti negli anni sessanta, si adopera con tenacia e passione per organizzare in Italia le prime esposizioni di opere di pittori naïfs, contando sulla collaborazione di altre personalità di spicco del mondo dell’arte e della cultura, in particolare della soprano Sonia Duska Barbieri.
E’ il tempo di una nuova produzione. Si apre la stagione della grafica, accostando alla pittura e alla scultura raffinatissimi disegni a tratto unico, creati come leggero segno di matita su carta che avevano fatto scrivere al poeta Giorgio Caproni, con accento lirico di ampio respiro: “i suoi disegni a prima vista così esili – adolescenti antelucani e sottili come i fili della Vergine o di Santa Maria – sono nel loro incanto resistentissimi e soprattutto antichissimi, tanto antichi – e quindi indistruttibili – da essere identificati col tempo, da non appartenere più al tempo, da non essere più nel tempo, né di oggi, né di ieri, né di domani, come nel sogno, come nella poesia, quand’è pura, o come, quand’è pura, nella musica, dove l’unico tempo esistente è il sempre e l’uomo nella sua continua antichità.” (dalla rivista il Poliedro)
L’esigenza forte di esprimere una sensibilità moderna in una veste figurativa, convincono Savini dalla metà degli anni ’80 a una lunga, meticolosa e tacita ricerca sulle opere degli antichi maestri dal’400 in avanti. La nuova stagione di studio e ricerca formale lo portano a visitare, con alto grado di consapevolezza, collezioni pubbliche e private per cercare materiale artistico d’epoca.
Nasce da qui l’ultima e consistente produzione di disegni, a volte d’aprés, in cui l’artista, nella malìa della sua ispirazione, riporta alla vita con operazione quasi medianica quella linfa segreta di immagini, volti ed emozioni che sono il diario celato di una infanzia e di una adolescenza, di giorni lontani ma anche di suggestioni appartenenti a una memoria non personale ma collettiva. Volti di vecchi, di donne, di contadini e di garzoni, figure umane possenti e assieme leggere, inquiete e al contempo estatiche rivivono, grazie alla delicatezza di tratto, su carte vecchie ed antiche cercate presso rigattieri ed antiquari. Questo tenace studio di ricerca della sua personalissima interpretazione del disegno antico, coinvolge anche la produzione degli inchiostri secondo ricette del passato a cui più spesso in realtà egli si ispira per fare inchiostri di sua invenzione.
L’ultimo ciclo di disegni a soggetto sacro destinati al santuario di N.S. di Lampedusa presso San Remo rimane incompiuto nel 1995 tra le mani di Marcello Savini, artista inquieto e vagabondo, come scherzosamente amava egli stesso definirsi, che lascia con la sua opera e la sua vita i segni di una forte personalità artistica della seconda metà del ‘900.